LUIGI PARPAGLIOLO

 

LUIGI PARPAGLIOLO

 

UN UOMO VENUTO DAL PASSATO PER SPIEGARCI IL FUTURO

 

 

Luigi Parpagliolo (1862-1953) nacque a Palmi e nella sua amatissima cittadina visse gli anni luminosi della sua giovinezza. Terminati i suoi studi a Roma con la laurea in giurisprudenza, nel 1900 vinse il concorso al Ministero della Pubblica Istruzione e ben presto venne nominato Vice-Direttore generale per le antichità e le belle arti, ricoprendo questo ruolo fino al pensionamento, avvenuto nel 1934. Per più di 30 anni fu un altissimo funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione.

La sua instancabile e preziosa attività si basò sulla profonda convinzione del valore etico della bellezza. Credette fortemente che gli italiani, più degli altri popoli, avessero il dovere di coltivare e sviluppare il senso estetico in quanto depositari di un territorio di incomparabile bellezza fisica ed artistica.
Parpagliolo fu un fine intellettuale, apprezzato in tutta Europa, e tutt’oggi viene considerato uno dei pionieri della tutela del paesaggio e delle belle arti in ambito continentale. Ciò che colpisce della sua profonda sensibilità è di aver capito più di altri, prima di altri, l’unicum che caratterizza il Belpaese rispetto al resto del mondo: quella commistione inscindibile fra arte e paesaggio, che sia Dante che Petrarca nei loro celebri scritti avevano esaltato e sottolineato molti secoli prima.

A questa figura sono riconducibili tutte le più importanti iniziative legislative ed amministrative in tema di tutela dei beni artistici e naturali nel nostro Paese nei primi decenni del secolo scorso. Fu certamente merito suo e di pochi altri l’aver messo sotto gli occhi di un legislatore inconsapevole e non al passo con i tempi l’esigenza di salvaguardare un patrimonio unico al mondo, fatto di una commistione ineguagliabile fra natura e paesaggio.
Il risultato più importante della sua incessante attività ministeriale fu l’emanazione della prima legge italiana sui vincoli paesaggistici (Legge 778 dell’11 giugno del 1922), di cui fu ispiratore e fra i principali redattori. Sia pur con diverse modifiche e riadattamenti questa normativa rimase in vigore fino alla promulgazione della legge 8 agosto 1985, n. 431 (legge Galasso). Nel 1922 viene istituito il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il parco nazionale più antico d’Italia, e Parpagliolo ne fu fra i principali artefici al punto che fu membro a pieno titolo sia degli organismi istitutivi che di quelli di gestione.
L’elenco delle attività che direttamente ed indirettamente portano la sua firma non finirebbe mai e mi piace sottolineare che la sua opera riguarda tutto il territorio nazionale e non solo alcune aree. Non vi è regione d’Italia a cui lui non si dedicò, non vi è angolo del Belpaese di cui lui non si occupò.

La sua lontananza da Palmi e dalla Calabria, per ragioni di lavoro, non gli fece dimenticare la terra natia, in cui puntualmente tornava per le vacanze. A questo suo amore filiale Palmi deve molto. Nel 1927, infatti, il Ministro Fedele, in risposta alle continue sollecitazioni di Parpagliolo, emanò un decreto con cui venne posto il vincolo sulle costruzioni ubicate sotto l’affaccio della nostra Villa Comunale, per tutelarne l’incomparabile bellezza paesaggistica che ancora oggi si può ammirare. Ovviamente le premesse normative del decreto in termini erano riconducibili alla legge del 1922 a cui si è fatto cenno in precedenza. Per onestà intellettuale, non si può non constatare con amarezza che le statuizioni normative suindicate non siano state osservate alla lettera, basterebbe affacciarsi dalla Villa Comunale per rendersene conto.
L’attività di quest’uomo non si fermò all’interno delle stanze del ministero, ma si concretizzò in numerose pubblicazioni; da mente evoluta e brillante quale era ideò e diede alla luce una collana di successo e molto originale, caratterizzata da una raccolta molto cospicua di scritti dei viaggiatori non solo italiani ma soprattutto stranieri su vari angoli del Belpaese. La collana fu pubblicata dalla Casa Editrice Dalmazia di Roma e purtroppo non fu completata data l’età tarda di Parpagliolo, ma molto apprezzati furono i volumi su Roma, la Lombardia, il Lazio, la Campania, la Sicilia e la Toscana. Il volume sulla Calabria fu stampato post mortem grazie all’ostinazione del professore Domenico Ferraro, che riuscì in quest’opera di recupero 40 anni dopo la morte dell’autore, anche grazie al generoso contributo dell’impresa Fortebuono Metallinfissi.

Parpagliolo partecipò inoltre da protagonista alla redazione del “Codice delle antichità e delle opere d’arte”.
Negli anni ’40 del secolo scorso, grazie all’impegno del sindaco Francesco Carbone, fu stampato il libro “Palmi negli scrittori stranieri”, ristampato poi nel 2003 in occasione del cinquantesimo dalla morte dell’autore dagli Amici della Casa della Cultura “Leonida Repaci”.

L’intenzione di dare risalto agli scritti dei viaggiatori stranieri nel nostro Paese agli occhi di Parpagliolo aveva il significato di dare risalto a chi di norma si esprime in modo spontaneo ed obiettivo senza il filtro dell’amore campanilistico o del legame patriottico; considerava di grande utilità per lo sviluppo turistico di un’area geografica l’opinione <<neutrale>> di un viaggiatore privo di preconcetti e sovrastrutture emotive. Più volte ha ribadito questo pensiero proprio sulla nostra Palmi.

 

 

“Palmi negli scrittori stranieri” è un libricino davvero interessante, è la pubblicazione che mi ha fatto conoscere ed apprezzare Luigi Parpagliolo (mi permetto di consigliarne la lettura, è reperibile online oppure in prestito presso la biblioteca della Casa della Cultura). Raccoglie gli scritti di viaggiatori stranieri che all’epoca del Grand Tour sono passati da Palmi. In realtà non erano tutti scrittori ma artisti ed intellettuali di varia estrazione ed origine (Francia, Inghilterra e Germania nella maggior parte dei casi) che in un modo o nell’atro hanno lasciato vivide testimonianze del loro passaggio, chi proprio con scritti, chi con dipinti, chi con articoli di giornale.
Una larga parte di questi artisti ha espresso dichiarazioni ricche di lodi ed entusiasmo sulla nostra città. Ne voglio riportare una che mi ha colpito particolarmente: “Come non essere certi dell’esistenza di Dio quando dall’alto delle coste di Palmi si vede tramontare il sole nel mare di Sicilia! “(Astolphe di Custin – viaggiatore e scrittore francese, fu a Palmi nel 1812).

Voglio chiudere la parentesi su questo libro dedicato a Palmi facendo presente che un altro motivo di interesse va ravvisato nel fatto che in esso viene riportato il confronto fra il professore e geografo Luigi Lacquaniti (altro illustre palmese) e lo stesso Parpagliolo sul tema di Palmi come città turistica: entrambi condividevano l’idea che Palmi avesse un enorme potenziale turistico, ma mentre Lacquaniti, da persona molto pragmatica, credeva in un turismo di massa che implicasse massici investimenti in edifici, formazione del personale, trasporti, promozione territoriale, pubblicità, etc., Parpapagliolo aveva una visone diversa, prospettava Palmi come meta di un turismo che oggi chiameremmo lento, fatto di camminatori, amanti della natura, della fotografia, dei panorami mozzafiato. Al di là dei dettagli di questo confronto, mi piace sottolineare che due nostri illustri concittadini, dotati di un livello culturale molto alto e di esperienze di vita e visioni di largo respiro, pur nelle differenti vedute su alcuni aspetti, condividevano la convinzione che Palmi DOVESSE puntare sul turismo, avendone tutte le carte in regola dal punto di vista paesaggistico. Parliamo di due soggetti che per lavoro hanno viaggiato molto, visitando grandi città e mete turistiche fra le più affermate. E’ molto triste dover considerare il fatto che il confronto fra i due risalga agli anni ’40 del secolo scorso e che Palmi ad oggi non sa che strada prendere..!

Se si volesse fare cenno all’eredità lasciata da Luigi Parpagliolo ed alle linee fondamentali del suo pensiero, si potrebbe dire che per tutta la sua vita ha portato avanti un’idea: il paesaggio è il frutto dell’intreccio indissolubile di elemento naturale da un lato ed elemento artistico ed architettonico dall’altro, in quanto tale il paesaggio merita di essere tutelato, conosciuto e promosso perché “terapeutico” per lo spirito ed educativo per la coscienza, fondamento della nostra identità nazionale, volano per lo sviluppo turistico e quindi economico del nostro Paese. Il nostro concittadino condivideva in sostanza il pensiero di Madame de Stael, celebre scrittrice francese, secondo la quale “in Italia la natura fa sognare più che altrove”.
Ciò che colpisce di quest’uomo così sensibile è il suo legame inscindibile con la terra natia. Come Repaci e Cilea, pur frequentando contesti sociali, geografici e professionali di altissimo livello, anche di respiro internazionale, non rinnegò mai le sue origini e cercò sempre di contribuire alla crescita di Palmi e dell’intera Calabria, senza lesinare sforzi.

In particolare mi piace riportare alcuni frammenti di un suo scritto in cui emerge chiaramente tutta la sua straordinaria sensibilità e tutto il suo amore filiale verso Palmi. Non è stato facile scegliere quali parole selezionare fra le tante che Parpagliolo espresse in favore della nostra città e non è facile riportarle e leggerle per l’ennesima volta senza essere avvolti da un velo di commozione e da un moto interiore di immedesimazione: “…felice, felice di quel che vedevo, felice dell’aria deliziosa che mi avvolgeva, felice di quella grande pace che rasserena lo spirito ed eleva la mente a pensieri superiori. Sono passati molti, moltissimi anni da allora, e ancor oggi, che sono vecchio ho negli occhi la luminosa solitudine di quei giorni felici, che dettero un indirizzo alla mia vita” (Parpagliolo, sul finire dei suoi anni, scrive queste parole pensando a quando da giovane saliva dal Tracciolino alle Tre Croci…).

Confesso di aver scritto quest’articolo con una certa partecipazione emotiva. Parpagiolo è un uomo a cui sono particolarmente legato, per come ha vissuto, per quello che ha dato all’Italia, per il sentimento genuino e tenero che lo ha sempre legato a Palmi. Mi rivedo molto in certe sue esternazioni, in certi suoi interessi, nella sua sensibilità, nella sua irrequietezza creativa.

Spero che tanta parte delle nuove generazioni conosca questa figura e se ne innamori come ho fatto io, in modo da poter poi valorizzare tutti i doni immensi che madre natura ha così generosamente donato alla nostra città perché, come sosteneva Parpagliolo, Palmi non è un posto qualsiasi.
Il debito di riconoscenza verso quest’uomo e la voglia di farlo conoscere ad un pubblico sempre più numeroso, ha indotto il sottoscritto ed altri due cari amici, come Antonello Scarfone ed Antonella Benigni, a realizzare una panchina letteraria dedicata a questa figura così particolare. La panchina sarà collocata nell’amatissima Villa Comunale, proprio quella villa su cui Parpagliolo nel ’27 riuscì a porre il vincolo paesaggistico. Abbiamo inoltre ritenuto opportuno chiedere all’Amministrazione Comunale di denominare l’affaccio della stessa “Luigi Parpagliolo”, perché se ancora oggi riusciamo a scorgere da un lato il <<suo>> Sant’Elia e dall’altro lo spettacolo dello Stretto di Messina e delle Isole Eolie fino a Capo Vaticano è proprio grazie a lui. Se l’andamento della pandemia ce lo concederà, inaugureremo la collocazione della panchina prima di quest’estate.
Chiudo questo breve scritto con l’auspicio che Palmi ed i palmesi non rimangano ancora sordi ai richiami di Parpagliolo. In fondo come si può pensare ad un futuro che non tenga conto e valorizzi le eccellenze paesaggistiche e storiche di questo territorio!?

 

 

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