LA TORRE SARACENA di Eugenio Crea
by Madreterra Magazine Palmi · 1 Aprile 2021
La città LEGO
LA TORRE SARACENA
FRA STORIA, LEGGENDE E SIMBOLOGIA
di Eugenio Crea
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Edificata nel XVI° secolo, Torre San Fantino nasce come punto d’avvistamento dei saraceni ed è per questo motivo che è anche nota col nome di Torre “Saracena”. Il suo nome deriva dalla vicinanza alla chiesa di San Fantino, uno dei luoghi più risalenti della cristianità in Calabria. Anticamente era invece denominata “Torre delle Pietre Negre” in omaggio alla zona in cui era ubicata.
E’ stata costruita attorno al 1565 nell’ambito di un sistema di avvistamento costiero che sul versante tirrenico partiva dal Castello dei Ruffo di Scilla per finire a Napoli.
La torre ha una circonferenza alla base di circa 22 metri, una larghezza di 8 metri, un’altezza di 15 metri. La porta di accesso è collocata ad un’altezza di 7 metri dal suolo e conduce ad una camera provvista di diverse feritoie sui muri perimetrali. I materiali usati per realizzarla sono pietre naturali e mattoni.
La struttura non presenta finestre frontali che guardano direttamente il mare. Strategicamente si è voluto lasciare questa parte senza aperture, in modo che le navi nemiche non potessero avvistare l’eventuale luce del torriero.
Come già detto, queste costruzioni avevano la funzione precipua di avvistare i saraceni e segnalarne l’arrivo. A questo proposito ricordiamo che questi per molti secoli devastarono le nostre coste e che la stessa Taureana fu distrutta nel 951 d.C. da una di queste incursioni.
Il sistema delle torri è di grande fascino e di manifesta bellezza, perché ognuna di queste era ubicata in punti di importante valore paesaggistico. Ciascuna doveva avere bene in vista la precedente e quella successiva. Il segnale che avvisava le torri più vicine dell’imminente arrivo dei saraceni veniva di norma dato con delle torce, dei segnali di fuoco, e con un insieme di gendarmi a cavallo che avvisavano le popolazioni indigene dell’incombente pericolo.
A detta di molti storici locali, le torri costiere erano funzionali anche all’espletamento del servizio postale. Molte comunicazioni infatti sfruttavano il loro posizionamento per “viaggiare” rapidamente da un capo all’altro del meridione d’Italia.
Per quanto concerne Palmi, il complesso delle torri costiere, almeno fino alla fine del XVIII° secolo, ne comprendeva con certezza 3: oltre alla suindicata Torre San Fantino, vi erano Torre San Francesco e Torre “Rovagghiusu”.
Quest’ultima era posizionata nei pressi della meravigliosa caletta di “Rovaglioso”, mentre Torre San Francesco si trovava in quella che oggi viene denominata contrada “Torre”, lungo la strada che conduce alla spiaggia della Marinella.
Per dovere di completezza, occorre tenere presente che in alcune stampe di fine ‘700 appare una quarta torre ubicata sulle dolci colline fra Palmi e Gioia Tauro. Di questa, però, sono poche le notizie certe. In particolare va evidenziato che da una stampa del 1779, quattro anni prima del devastante terremoto del 1783 (il Grande Flagello), si evince chiaramente la presenza di questo ulteriore fabbricato. Tuttavia una ricostruzione storica certa e del tutto credibile non è agevole, stante il fatto che l’evento sismico in parola fu di tale dirompenza che molte parti della Piana furono letteralmente stravolte.
Pertanto si può ipotizzare che la mancanza di tracce fisiche di questa torre sia legata anche all’esistenza di una morfologia territoriale precedente all’evento molto differente rispetto a quella attuale e che altera quindi in modo significativo la riconoscibilità dei luoghi.
Torniamo adesso ad approfondire gli aspetti di carattere meramente storico.
L’antefatto che propiziò la costruzione della torre di San Fantino fu la distruzione nel 1549 di Palmi (Civitas Palmarum) ad opera dei saraceni (alcuni sostengono che ciò avvenne per mano del famoso corsaro turco Dragut Rais). Per rimediare a quanto accaduto, il duca di Seminara Carlo II Spinelli, che era molto legato a Palmi, decise di riedificarla e cingerla da possenti mura per difenderla da eventuali futuri attacchi.
Tale apparato difensivo, che iniziò con l’innalzamento di dette mura, fu completato quindi dall’edificazione delle torri di San Francesco e di San Fantino.
È interessante sapere che per qualche anno, in segno di profonda riconoscenza verso Carlo II Spinelli, i palmesi chiamarono la loro cittadina Carlopoli. Come in molte altre città, la vita dei palmesi iniziò quindi a svolgersi intra et extra moenia.
A partire quindi dalla seconda metà del XVI° secolo, Palmi ebbe un apparato difensivo ben definito, con le mura di cinta a protezione del centro urbano e le torri costiere come sistema di preallarme.
Per quanto riguarda i secoli successivi, sappiamo che Torre San Fantino nel 1747 risultava essere di proprietà di Bruno Ubaldo, quale <<Capitano proprietario della Reggia Torre delle Pietre Negre in giurisdizione della Città di Seminara>>.
Il 16 agosto 1913 venne emesso ad hoc un decreto di tutela della stessa. Dall’11 settembre del 2011 la torre fa parte del Parco Archeologico dei Taureani “Antonio De Salvo”, inaugurato a seguito degli scavi archeologici che ebbero luogo dal 1995 nell’area vicina al manufatto in parola e che hanno portato alla luce le rovine dell’antica Tauriana. Quest’ultima era un’antica città brettia, che nei secoli successivi fu parte integrante della Magna Graecia (epoca in cui fissava il limite nord della chora di Reghion), per poi subire la dominazione romana e, infine, divenire in epoca altomedievale un’importante sede vescovile.
Chiudo questo breve scritto con una piccola riflessione o meglio un auspicio. La Torre San Fantino è là da secoli, ha attraversato tante vicissitudini ed è stata testimone di tanti fatti e leggende (su tutte cito quella di Donna Canfora), la sua fermezza unitamente alle sue “ampie vedute” siano finalmente uno sprone ed un esempio in primis per noi palmesi: “Sta come torre ferma che non crolla giammai la cima per soffiar di vento”.
(Dante, Divina Commedia, Purgatorio, Canto V, v. 14-1)
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