LA TERRA DEI RÈPACI
by Madreterra Magazine Palmi · 2 Giugno 2021
LA TERRA DEI RÈPACI
di Rocco Militano
Altri articoli del numero 38 GRAMSCI, LA CULTURA E L'UTILITÀ DELL'INUTILE di Arcangelo Badolati UN MAUSOLEO PER UN PACIFICO RIPOSO di Arcangelo Badolati
Le aveva decise da tempo le due donazioni alla sua città Leonida Rèpaci e lo aveva messo anche per iscritto nel suo “Taccuino segreto” già alla data del 20 novembre del ’46: “...Recuperati i quadri tutti in ottime condizioni. Oggi a Palmi dovrebbero mettere i damaschi ai balconi e i lumini sui davanzali. La quadreria salvata è destinata ad una fondazione che sorgerà alla Pietrosa. Palmi avrà una collezione d’arte per la quale, per anni, ho fatto la lapa... Molti di questi dipinti, di queste sculture, andranno a rinsanguare le pareti della Pietrosa.”
Poi ha ribadito la sua decisione Leonida nell’Autoritratto dell’11 maggio 1968, in occasione della celebrazione a Roma e a Palmi dei settant’anni, quando, ancor di più scrisse della Pietrosa: “Ora Palmi ha una Casa della Cultura che nasce nel mio 70° anno. Come già dissi il 21 aprile (posa della prima pietra, presente il ministro Giacomo Mancini) comincerò a restituire l’onore che mi viene fatto cedendo alla costruenda Casa parte delle mie collezioni di quadri e di libri. Il resto servirà a costituire una replica culturale nel mio rifugio alla Pietrosa.
Tra i due centri intellettuali faranno la spola i giovani di Palmi, della Regione, del Mezzogiorno, della Nazione tutta, dividendo la loro attenzione tra i libri, i manoscritti, i quadri, le sculture, i disegni che io con l’aiuto di Albertina ho raccolto tutta una vita per donarli al paese natale dove la jena dei Rèpaci continuerà le sue generazioni.”
Con le due donazioni fu allestita, alla Casa della Cultura appena inaugurata, la Pinacoteca Leonida e Albertina Rèpaci comprensiva dell’intera collezione romana e di parte della Quadreria della Pietrosa secondo un progetto redatto dal Maestro Maurizio Carnevali concordato con lo stesso Répaci durante la lunga frequentazione preparatoria della cerimonia di intitolazione della Casa della Cultura.
In quell’occasione, il 28 ottobre 1984, lungo la parete destra dell’ingresso principale della Casa fu scoperta la grande stele creata dal Carnevali come bassorilievo in rame sbalzato con rappresentati “i fratelli Rupe che si stagliano sullo sfondo dipanando la memoria sulla storia di una terra dura e amata”. In primo piano Leonida, fulcro centrale della scena, ed Albertina, musa, madre e moglie con accanto, avviluppato dalle radici dell’ulivo, Leto, il figlio nato morto. “Groviglio di radici / la mia vita / senza la gloria / dell’albero”, aveva scritto Albertina a novembre del ’38.
Pronunciò allora un commovente discorso/manifesto Leonida Rèpaci, ricordando la sua vicenda umana e artistica, il suo impegno per la cultura e “la sua amatissima Albertina” scomparsa da appena sei mesi. Dichiarò anche di considerare quella cerimonia un capitolo aggiuntivo alla Storia dei Rupe, forse il suo vero capitolo conclusivo. Nulla disse della Pietrosa, neppure un accenno. Appena rientrato a Roma però, scrisse i versi struggenti di Non andare alla Pietrosa ombra di Albertina..!
La villa Pietrosa, dai tempi immediatamente precedenti la donazione al Comune, per gravi vicende era rimasta incustodita ed abbandonata. Rèpaci, convinto soprattutto da Mario Sprizzi, Vicesindaco ed assessore alla Cultura della Giunta Baietta e dal prof. Domenico Ferraro, amico sincero e storiografo dei beni culturali della Città, proprio affinchè il Comune al più presto prendesse il complesso in custodia, accelerò la stipula della donazione.
Malgrado ciò la Villa fu depredata dei mobili di famiglia, degli arredi, dei caminetti in tutte le stanze,dei pavimenti in ceramica di Vietri, delle grondaie ed anche dei due bassorilievi murati uno sopra il caminetto del soggiorno ed uno a parete sopra la consolle nel salotto. C’era lì il calco in gesso della “Deposizione di Cristo”, il rilievo di Donatello, senza il sudario, unica sua opera scolpita in pietra anzichè in bronzo, oggi facente parte della decorazione dell’altare della basilica del Santo a Padova. Nell’altro bassorilievo, in originale, Albertina teneva la mano sulla spalla di Leonida in un gesto di protezione ed abbandono insieme: L’amore è difficile, sembrava dire! Assieme ai tre bronzi di De Feo che ornavano il giardino solo i 303 quadri che coprivano interamente tutte le pareti della Villa si salvarono perchè fu Leonida, con l’aiuto di Natale Pace e Sergio Marafioti, funzionari comunali, a toglierli dalle pareti appuntando sul muro il titolo ed il numero, ed a trasferirli negli scantinati del palazzo municipale affermando, commosso, che presto sarebbero dovuti tornare allo stesso chiodo.
Invece l’abbandono e la violenza, materiale ed immateriale, proseguirono per anni.
Finalmente, dopo trent’anni, il Commissario Prefettizio Luisa Latella con i carabinieri liberò villa, casa del custode, casello e uliveto dagli occupanti abusivi. Il successivo Sindaco della Città Nino Parisi destinò l’intero finanziamento PISL al Recupero e valorizzazione di Villa Pietrosa. La gestione di quel finanziamento, affidata per legge alla burocrazia comunale, negli anni successivi portò a bandire un concorso di idee da cui venne fuori uno pseudo centro direzionale che è un lancinante simbolo di violenza ai valori storici del luogo!
Così ristrutturata e con cambio di destinazione d’uso, solo nel 2013, a seguito dell’evento Un mese con Rèpaci del Sindaco Giovanni Barone con l’Assessore Natale Pace, la Villa fu affidata in gestione quinquennale ad AmiciCasaRépaci in partenariato con il Club per l’UNESCO, gli Amici di Ermelinda Oliva, il Comitato Stazione ed i tre Istituti superiori palmesi. Così, per cinque anni, con la collaborazione attiva di tutti i Club service palmesi e dell’intero volontariato cittadino, la Pietrosa tornò a raccontare, ritornando ad essere un importante patrimonio culturale della Città che riportava a studenti e cittadini i valori e la memoria di quel Paradiso terrestre dove il mal perde il fil della lama mostrato a gran parte della cultura italiana nella festa per i settant’anni.
I Concerti del tramonto, con il quartetto d’archi, il trio di chitarre e il duo di fiati; Ulisse incontra le sirene, nelle tre edizioni; Una sera a casa di Albertina, Le Musiche internazionali, Donne alla Pietrosa in quintetto e poi Il premio Ouitalos a Garinei, il Festival delle chitarre nelle due serate, Il perimetro dell’anima con le tanti narrazioni ed anche l’adozione della villa per I paesaggi della bellezza della FICLU con il patrocinio della CNI per l’UNESCO; contemporaneamente l’alternanza scuola lavoro e gli approfondimenti letterari con l’Alvaro, il Pizi e l’Einaudi, e infine i costanti percorsi espositivi d’arte pittorica nel parco e nel tunnel delle rose sono state le principali iniziative musicali, letterarie, poetiche ed artistiche che hanno fatto rinascere nelle centinaia di spettatori e nei cittadini tutti l’orgoglio dell’appartenenza ed hanno fatto ai giovani leggere le pagine del libro della Pietrosa / per capire come e perché / Leonida e Albertina non si son dati tregua negli anni / per dare con la Pietrosa / in una dimensione di cultura / una lezione di vita e di speranza.
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