LA NOSTRA TERRA E LE CERTEZZE DI PAVESE di Arcangelo Badolati

Arcangelo Badolati

Direttore di Madreterra Magazine


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LA NOSTRA TERRA E LE CERTEZZE DI PAVESE

L’editoriale del Direttore

 

Il ritorno di Madreterra è l’inizio di una avventura culturale che guarda al futuro.

E’ l’avvio di un percorso che segue le tracce lasciate a Palmi da tanti uomini e tante donne che nel secolo scorso diedero vita a pubblicazioni periodiche d’indubbio interesse.
A Palmi si scriveva di cronaca, storia, teatro, musica, filosofia, diritto, poesia, geografia economica, non tralasciando la satira raccontata attraverso giornali simpatici e irriverenti come, per esempio, “Peperoncino”.
E’ a questo mondo improvvisamente scomparso che ispiriamo in chiave più moderna questo periodico che avete sotto gli occhi, pubblicato senza contributi pubblici, estraneo a lotte politiche e di potere e realizzato con gli scritti di quanti hanno voglia di raccontare e di raccontarsi.

Madreterra servirà a ricordare a ciascuno di noi quanto importante sia avere delle radici: esse, infatti, rappresentano una virtù dell’animo e non un limite capace d’imprigionare il pensiero nel bieco provincialismo.
Ogni lettore, sfogliando queste pagine, dovrà tenere bene a mente un poeta d’indubbia potenza creativa: Cesare Pavese. Era un uomo del Nord costretto a vivere, a metà degli anni Trenta, al confino di polizia in Calabria. Pavese scrisse: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti”.

Tanti, troppi figli di quest’incantato angolo del mondo sono stati costretti a emigrare provando il più forte dei dolori possibili, quello del distacco. E per tutta la vita, lontani dal luogo di origine, hanno cercato un cielo, un profumo, un vento che fossero uguali a quelli che vedevano e sentivano da bambini. Nulla, tuttavia, è mai apparso loro come sovrapponibile. E qualunque grande obiettivo siano riusciti a raggiungere durante l’esistenza hanno sempre pensato di voler tornare: per un giorno, per una settimana, per un mese, per… sempre.

 

Repaci Cilea Alvaro Pavese

Leonìda Repaci, Francesco Cilea, Corrado Alvaro e Cesare Pavese

Quando a Francesco Cilea, il sovrintendente del teatro alla “Scala” di Milano disse che la sua opera avrebbe aperto la stagione lirica, il Maestro anziché rallegrarsi si rabbuiò. Così, istintivamente, il lombardo chiese al compositore cosa l’avesse contrariato. E Cilea rispose: “In un momento tanto importante della mia vita mi tornano alla mente i tramonti incantati della mia terra e mi duolgo di non poter dividere tanto successo immerso e avvolto in quella folgorante bellezza”.
Ecco, Madreterra servirà ad unire – perchè ha una sua versione online – tutti quelli che sono rimasti a quanti sono andati via. Ciascuno potrà sentirsi a casa sua, dovunque si trovi. E potrà dire ai propri figli, “io vengo da qui”.
Perchè tutti, quelli rimasti e quelli andati via, coltivano un segreto desiderio che Leonida Répaci ha scritto: il desiderio d’esserci per l’eternità, di fondere il nostro spirito con i luoghi che abbiamo amato. “E un giorno non troppo lontano” ha scritto il cantore della Pietrosa “Unito a te nella zolla sarò anch’io Calabria; sarò il fremito dei tuoi alberi, il murmure della tua onda, il sibilo dei tuoi uragani, il profumo delle tue siepi, la luce del tuo cielo”.
Noi vogliamo che vi sentiate a casa, fieri del vostro mondo, felici di ricordare, entusiasti di scoprire persone, scorci, energie e talenti vecchi e nuovi.

Concublet Gian Cola

Dipinto che raffigura San Francesco di Paola che dona i ceri al Conte Gian Cola Concublet

Una casa come quella descritta con trasporto da Corrado Alvaro: “Nella mia casa” – rivelò – “la vita era così bella che la notte non dormivo aspettando il giorno che doveva venire”.
E’ questo il senso di Madreterra.
In questo numero dedichiamo un articolo a un grande uomo, cui Palmi deve tantissimo: si chiamava Andrea de Concublet e fu signore della città.

Non era un nobile prepotente ma un uomo illuminato che fondò qui, nel Seicento, una Accademia di cui fecero parte i più importanti intellettuali del Meridione d’Italia. Quella remota traccia di sapienza non merita d’essere dimenticata.

E’ per questo che stiamo pensando di realizzare in memoria d’un uomo vissuto quattrocento anni fa, il “Festival dei tramonti”, una manifestazione che vedrà insieme i maggiori protagonisti della cultura italiana.
Li inviteremo qui perchè possano rimanere pure loro senza fiato allungando lo sguardo verso l’orizzonte mentre il sole sta per addormentarsi abbracciato al mare.

 

Arcangelo Badolati

 


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2 Responses

  1. Emilio Tripodi ha detto:

    Complimenti per la rivitalizzazione dell’iniziativa editoriale Madreterra e per l’editoriale di Arcangelo.

    In bocca al lupo!
    Emilio

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